DALLA VARIOLIZZAZIONE AI VACCINI MODERNI: così i vaccini ci hanno salvato la vita

Con l’epidemia di COVID-19 il dibattito tra pro-vax e no-vax è esploso; la vaccinazione non è stata resa obbligatoria in Italia, ma senza Green Pass è ormai diventato impossibile fare moltissime cose. Ma cos’è un vaccino, e come funziona? Un vaccino è un preparato biologico che ha lo scopo di immunizzare da una determinata malattia l’individuo in cui viene inoculato: sfrutta la memoria immunologica del sistema immunitario, ossia quella capacità di “ricordare” il contatto con una molecola riconosciuta come potenzialmente pericolosa, e quindi di reagire più prontamente ad un eventuale secondo contatto. Ma quando e come sono nati i primi vaccini, e come si è arrivati a quelli moderni?

Un po' di storia

La storia del vaccini può essere fatta risalire alla variolizzazione (o vaiolizzazione), ideata in tempi remoti in Cina e poi adottata anche in Europa; si trattava di un sistema rudimentale e molto pericoloso per cui i medici estraevano il materiale infettivo dalle pustole o dalle croste di un malato di vaiolo in via di guarigione e lo innestavano in individui sani. Infatti, già Tucidide aveva notato, in occasione della peste di Atene, che i guariti non si ammalavano quasi mai una seconda volta, e se invece ricontraevano la malattia non lo facevano mai in maniera grave.

l padre della vaccinazione è sicuramente il medico inglese Edward Jenner (1749 – 1823). I contadini inglesi del tempo ben sapevano che esistevano due varianti del vaiolo: il vaiolo bovino (cowpox) e il vaiolo umano (smallpox), ben più grave, e sapevano anche che ammalarsi del primo significava non ammalarsi del secondo. Jenner, nel 1796, iniettò in un bambino del materiale infettivo raccolto da una pustola di vaiolo bovino contratto da una donna; quando, dopo alcuni mesi, iniettò nel bambino il vaiolo umano, questo non si ammalò. Jenner giunse quindi alla conclusione che vi era qualcosa, nel corpo del bambino, che lo preveniva dal contrarre il vaiolo. La sua scoperta fu così importante che alcuni stati intervennero contro il vaiolo rendendo obbligatoria la vaccinazione ad alcune categorie di persone (come ad esempio nell’esercito napoleonico).

Un altro personaggio importantissimo nella storia dei vaccini è il francese Louis Pasteur, che studiò per molti anni il virus della Rabbia. Pasteur fu il primo a rendere meno letale il virus in laboratorio:  aveva infatti scoperto che, mettendo a seccare la materia cerebrale infetta delle sue cavie, il virus diventava innocuo nel giro di poco tempo. Nel 1885 Pasteur ebbe modo di testare le sue scoperte su un essere umano: infatti fu condotto nel suo laboratorio un bambino che, morso da un cane, aveva contratto la Rabbia. Lo scienziato, quindi, polverizzò e allungò le cervella contenenti il virus indebolito, creando un intruglio che chiamò vaccino, in onore di Jenner, e lo inoculò nel bambino, che guarì. 

ltre due figure molto importanti nella storia del vaccino sono gli scienziati Jonas Salk, statunitense, e Albert Sabin, polacco: costoro si impegnarono nella realizzazione di un vaccino per fronteggiare l’epidemia di poliomielite del Secondo Dopoguerra. Il primo vaccino antipolio fu messo a punto da Salk nel 1955 e conteneva virus inattivato. Il secondo vaccino, che conteneva virus attivo ma indebolito, fu invece messo a punto da Sabin poco tempo dopo. Il vaccino dello scienziato polacco soppiantò il primo per via dei costi ridotti e della facilità di inoculazione, in quanto veniva somministrato a gocce su una zolletta di zucchero. Le vaccinazioni ebbero inizio nel 1962, e il vaccino di Sabin ebbe una vasta diffusione; ed è proprio con la vaccinazione antipolio che le campagne vaccinali cominciarono ad essere attivate precocemente nei bambini. Da quel momento diventò possibile vaccinarsi allo stesso tempo, con cicli e richiami differenziati,  contro diverse malattie.

Luca Ierano’ 5C scientifico 

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