LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE: “SOLA”, VALENTINA LONAC

Il racconto scritto da una studentessa del GB a seguito di una riflessione discussa in classe.

Cammina verso casa, è sera, fa freddo, sente una leggera brezza gelida colpire il collo, sistema la sciarpa, si ferma davanti a una strada stretta e scura, che sembra essere un mondo diverso, a causa del contrasto delle luci che sembrano non raggiungerla, non c’è nessuno, chiude le palpebre.

Le apre, è in mezzo alla strada ora, vede degli occhi nell’ombra, una figura fa un passo avanti, è Thomas, un suo amico. Da un sospiro di sollievo, ma lui aveva un sorriso strano, uno che lei non aveva mai visto, chiude le palpebre.

Le apre, è di nuovo all’inizio della strada. Per un momento è confusa, ma tale sentimento svanisce, i ricordi cominciano a rifiorire. Scuote la testa, non può ripensarci, non ora, deve tornare a casa. Chiude le palpebre.

Le apre, ha Thomas davanti, lui si avvicina, sempre con quel sorriso, solo che ora nota pure un inquietante luccichio nei suoi occhi, le passa un brivido lungo la schiena. Le chiude.

Le apre. Il buio della strada sembra infinito davanti a lei, il suo corpo è nella parte illuminata, ma la sua mente è ormai circondata dall’oscurità dei ricordi e della notte. Le chiude.

Le apre. Sente il suo respiro sul collo, un altro brivido le passa lungo la schiena, la paura comincia a farsi sentire. Thomas parla, o bensì sussurra, rendendo la sensazione di disagio maggiore.

“Tranquilla, siamo solo noi due”. Le chiude.

Apre.

È da sola, eppure riesce a sentire il suo respiro.

Chiude.

Apre. Lei si prova ad allontanare, ma lui la prende con una forte stretta dal braccio.

“Che fai?” Panico evidente nella sua voce.

“Non sai quanto soffro ogni volta che ti allontani”.

Lei prova a fare un passo indietro, ma lui si avvicina ancora di più, senza lasciarla andare. Chiude.

Apre.

Sente una forte nausea.

Chiude.

Apre. “Lasciami”.

“Ma che dici? Pensi che non noto il modo in cui mi guardi?”

Lei lo sente appiccicato al suo corpo, con una mano tra i suoi capelli, con una stretta forte, quasi tirandoli, provando a evitare che lei si muova.

Prova a divincolarsi con un ultimo disperato tentativo.

“Fermo!”

Chiude.

Apre.

È da sola, ma sente le sue mani.

Chiude.

Apre.

La sua forza sta svanendo, come se il suo corpo stesse rinunciando alla libertà.

Chiude.

Apre.

È da sola, quando la forza delle sue gambe cede, lasciandola inginocchiata a terra.

Chiude.

Apre.

La luce spensierata nei suoi occhi si spegne, senza sapere quando e se si riaccenderà.

Chiude.

Apre.

È da sola, ma sente le sue labbra.

Chiude.

Apre.

“…Fermo…”

Silenzio.

L’unica cosa che si sente è il respiro affannato di chi lei prima pensava fosse un amico, ma sul volto del quale ora si è formata una macchia nera.

Chiude.

Apre.

È da sola, ma sente dolore.

Chiude.

Apre.

L’unica cosa su cui lei ha controllo è la sua mente, che cerca disperatamente di allontanarsi dalla realtà.

Chiude.

Apre.

È da sola, ma comincia a piangere.

Chiude.

Apre.

“Ci vediamo domani”, le sussurra all’orecchio ancora una volta, prima di andarsene.

Chiude.

Apre.

È da sola, ma il pianto si trasforma in violenti singhiozzi.

È da sola, mentre il ricordo non smette di ripetersi.

È da sola, e ripensa alle parole delle persone con cui si è confidata.

“Stai mentendo”.

“Vuoi solo attenzioni”:

“Lui non farebbe mai una cosa del genere.”

“Ma se lui è sempre così gentile”.

È da sola, con nessuno che l’ascolti o che le creda.

È da sola ogni volta che chiude gli occhi e lo rivede.

È da sola quando solo un tocco la riporta indietro.

È da sola davanti alla strada.

È da sola e chiude le palpebre.

Valentina Lonac 1C

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