NATE PER VINCERE: COME LA FORZA INTERIORE PUÒ CAMBIARE LA TUA VITA – Paralimpiadi, storica tripletta Italiana nei 100 metri femminili

Arriva finalmente dopo decenni la tripletta storica per l’Italia nei 100 metri femminili (categoria T63 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020). La medaglia d’oro è andata ad Ambra Sabatini con il nuovo record del mondo di 14.11, argento a Martina Caironi che ha chiuso in 14.46 e il bronzo a Monica Contrafatto in 14.73. 

Tutte e tre le atlete, dotate di una protesi alla gamba, si trovano a dover gareggiare la finale durante una giornata di pioggia intensa.

I posto: Ambra Sabatini

Nasce a Livorno il 19 febbraio 2002, pratica attività sportiva sin da piccola, prima nel pattinaggio per due anni, poi nella pallavolo per sei anni per approdare infine nell’atletica leggera come mezzofondista. 

Proprio mentre era diretta al campo, in scooter con il padre, si trova protagonista di un incidente stradale, in cui urta la gamba sinistra contro la portiera di un veicolo in controsenso; questo evento si rivela devastante per lei, si dirige quindi in ospedale e dopo ore di intervento, le viene presentata l’unica soluzione possibile: l’amputazione. 

Subito dopo l’intervento, Ambra decide di rimettersi in gioco, focalizzandosi su diverse discipline sportive (come il nuoto e il ciclismo), ma nonostante ciò il suo pensiero rimane indirizzato verso l’atletica.

“Smettere di correre era fuori discussione. Sapevo che si poteva fare, avevo già visto gare di disabili” 

Durante la sua permanenza in ospedale, facendo delle ricerche, viene a conoscenza di Teresa Grandis (presidente di un’associazione per sport paralimpici), una donna che la sprona a tornare a competere e nel 2020 fa il suo ingresso nella squadra paralimpica italiana dell’atletica leggera; successivamente nei Giochi Paralimpici di Tokyo, non solo conquista l’oro nei 100 metri ma stabilisce inoltre un record mondiale. Voleva vincere e ci è riuscita.

II posto: Martina Caironi

Nasce nel 1989 ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo e anche lei praticava sport sin da piccola. Un incidente in motorino, all’età di 18 anni mentre rientrava a casa da una festa, le ha cambiato drasticamente la vita. Il fratello che era alla guida ne rimase illeso, mentre lei era in condizioni gravissime. I medici sono stati costretti ad amputarle la gamba sinistra, (motivo per cui oggi corre con una protesi fissata al moncone). Tre anni dopo l’incidente inizia a praticare atletica ed è la prima donna a scendere sotto i 15” sui 100 metri:

“Per tre anni avevo esplorato la nuova condizione di me più la mia protesi. Camminavo molto, facevo nuoto… Sentivo un’esigenza fortissima di muovermi e, mentre lo facevo, continuavo a scoprire movimenti ineditia”.

La sua carriera da atleta Paralimpica è brillante, la bergamasca fa parte del Comitato Paralimpico delle Fiamme Gialle, è rappresentante degli atleti nel consiglio e nella giunta nazionale del Comitato Italiano Paralimpico, è anche speaker e ambasciatrice nelle scuole, testimonial di diversi progetti. Martina è la prova vivente che tutto è possibile quando si sa cosa fare della buona, come nella cattiva sorte.

Martina Caironi arriva ai nastri di partenza della finale dei 100 metri classe T63 femminile delle Paralimpiadi di Tokyo con un ottimo tempo, nonché il record del mondo. La prestazione dell’azzurra in batteria è stata fenomenale. La velocista italiana, infatti, ha fermato il cronometro sul tempo di 14”46:

“Sono arrivata seconda per la prima volta in una gara importante, anzi nella gara più importante. La vita va avanti e le cose cambiano, bisogna accoglierle e vederne il lato positivo. Direi che il livello di questa gara è stato altissimo”.

III posto: Monica Contrafatto

Nasce a Gela nel 1981 è stata la prima donna soldato dell’Esercito Italiano ad essere decorata: ha ricevuto, in cerimonia solenne, la Medaglia al valore dell’esercito per il comportamento tenuto durante un attacco subito da forze avverse, tutto questo dopo aver subito un incidente: era il 24 marzo 2012 quando Monica si trovava in Afghanistan come caporal maggiore dei bersaglieri. Quel giorno l’atleta fu vittima di un’esplosione generata da una bomba contro la Forward Operative Base, dove era stanziata. I tre colpi provocarono la morte del sergente e cinque feriti, di cui due gravi, tra i quali anche lei. La Contrafatto venne colpita a una gamba dalle schegge di una bomba che le provocarono diverse lesioni, fino all’amputazione della gamba destra. Da quel momento Monica ha cominciato ad allenarsi e gareggiare.

“L’Afghanistan mi ha tolto una gamba ma regalato una nuova vita.”

Bloccata in ospedale, vide per la prima volta delle donne amputate correre alla Paralimpiadi. E nacque una promessa nella sua testa, una sfida con se stessa: “Parteciperò ai Giochi di Rio 2016”. E una persona con il suo carattere, quando si da un obiettivo, lo raggiunge.

In Brasile nel 2016 porta alti i colori azzurri e conquista il bronzo nei 100 metri femminili, la sua nuova specialità. Nel 2021, a Tokyo, a 40 anni, Monica è sempre lì. Con la stessa grinta che l’aveva accompagnata a Rio e in tutta la sua vita, tra sofferenze e gioie, cadute e risalite.

In tempi in cui migliaia di giovani sani non studiano, non lavorano, non fanno sport, e si accontentano della monotonia, migliaia di atleti disabili mostrano quanto si può fare per contrastare destini spietatamente avversi. Atlete e atleti paralimpici ci mostrano quanto determinazione, impegno, costanza, autodisciplina e resilienza possano portare sulle vette del mondo, nello sport e nella vita personale. Questi ragazzi sono un grande esempio per bambini e adolescenti con disabilità fisiche, per le loro famiglie, e per tutti noi.

L’attività fisica è antidepressiva ed emotivamente rigenerante. Dà obiettivi, anche ambiziosi. E’ una realtà dalla quale si trae un grande insegnamento, che testimonia una forza di volontà che va oltre i propri limiti.

ALLE OLIMPIADI SI CREANO EROI, ALLE PARAOLIMPIADI ARRIVANO EROI”.

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