I mondiali in Qatar

la prima volta in inverno e in un Paese arabo

Domenica 18 dicembre – con la finale tra Argentina e Francia – si è concluso il campionato mondiale in Qatar che ha visto vincitrice la nazionale di Messi, scatenando un senso di rivalsa del popolo argentino che non si percepiva da diversi anni.

 l’Argentina sta subendo un periodo di regressione economica e questo causa un’ondata di ingiustizia sociale che colpisce il ceto medio e basso; con la vittoria del mondiale, la popolazione argentina si può risollevare da questo contesto. 

Che senso ha un mondiale in uno Stato senza diritti umani?

Se questa vittoria ha entusiasmato i tifosi argentini, lo stesso non si può dire della rappresentanza politica di svariati Stati, europei; proprio nel 2010, quando la FIFA elesse lo stato ospitante dei campionati del mondo di calcio del 2022, molti rappresentanti delle istituzioni diplomatiche furono rimasti perplessi, così come i tifosi: che senso aveva far ospitare un mondiale in uno Stato dove i diritti umani non venivano rispettati? E cosa dire dei 6570 presunti morti durante le fasi di costruzione degli impianti sportivi?

Oltre alle condizioni indegne che hanno accompagnato la preparazione a questo evento sportivo, sono molti gli avvenimenti che sono succeduti nei giorni successivi che hanno coinvolto gran parte dei rappresentanti politici. 

Le contraddizioni della FIFA

L’incoerenza organizzativa dei mondiali è risultata chiara già dalla prima conferenza stampa di Gianni Infantino, presidente della FIFA, che, oltre a vietare ai giocatori l’esibizione della fascia arcobaleno (segno di vicinanza alla comunità LGBTQ+), si 

è espresso anche sull’ipocrisia dell’Occidente sul tema dei diritti umani, facendo intendere che le condizioni di vita in Qatar siano pressoché identiche a quelle della maggioranza degli Stati europei.

I diritti umani non sono negoziabili

Nonostante queste prese di posizione molto nette, nel debutto mondiale della Germania, l’ex cancelliera Angela Merkel, in tribuna d’onore, ha indossato la fascia arcobaleno vietata dalla FIFA e lo stesso ha fatto il capitano Neuer; nella stessa partita, tutti i giocatori tedeschi si sono fatti fotografare con la bocca tappata in segno di protesta contro quell’organizzazione che dava segnali quasi dispotici. Anche la federazione calcistica tedesca ha sostenuto la posizione della sua nazionale pubblicando, subito dopo lo scatto, il tweet I diritti umani non sono negoziabili. Questo dovrebbe essere dato per scontato, ma non è ancora così. Ecco perché questo messaggio è così importante per noi. Negarci la fascia equivale a negarci una voce. Manteniamo la nostra posizione”

Un altro caso che ha fatto discutere molto è la cosiddetta “questione iraniana”: questa è cominciata il 16 settembre 2022 a Teheran a seguito dell’uccisione di Mahsa Amini delle forze armate iraniane, dovuta alla sua disobbedienza verso la legge del velo; in seguito, il popolo iraniano ha dato via a rivolte su vasta scala nella capitale e nelle città più importanti, scontrandosi pesantemente contro le forze armate. Nella prima partita giocata dalla nazionale iraniana contro l’Inghilterra, i giocatori si sono rifiutati di cantare l’inno nazionale imposto dal regime e per tutta l’esecuzione i fischi dei tifosi iraniani sono esplosi, concludendo così che l’azione del regime era nota a tutti i cittadini anche quelli che più dovrebbero appoggiare il regime; non è la prima volta, infatti, che un regime utilizzi la scena sportiva al fine propagandistico; dobbiamo ricordarci dell’Unione Sovietica o della Germania nazista o anche degli Stati Uniti.

Un fatto da non sottovalutare poi è quello accaduto nella partita tra la Serbia e il Brasile, quando, dopo una prestazione disastrosa della nazionale serba, negli spogliatoi è stata fotografata una bandiera kosovara ritoccata con la scritta: “nema predaje”, cioè “nessuna resa”. Si rimette così in dubbio se la questione serba-kosovara è veramente conclusa; la cosa sicuramente certa è che questi mondiali hanno alimentato alcuni dissapori politici tra diversi Stati, invece che risanarli. 

 lo sport non dovrebbe essere uno strumento per soddisfare i bisogni politici

In conclusione potrei affermare che con questo ho potuto comprendere l’importanza dello sport, soprattutto quando dispone di ampia visibilità, come in occasione delle Olimpiadi o di altri eventi internazionali. Ho visto la stretta interazione tra sport e politica, e penso che lo sport non dovrebbe essere uno strumento per soddisfare i bisogni politici: lo sport è unione, non dovrebbe creare controversie; lo sport è divertimento, non dovrebbe fomentare rivalità; lo sport è vita, non dovrebbe diventare strumento di morte. 

lo sport dovrebbe avvicinare tra loro i popoli, accettando il confronto tra differenti culture, religioni, condizioni di vita, condizioni sociali, ma questo mondiale ha spesso ottenuto l’effetto opposto. Una cosa l’ho capita: lo sport è anche politica. 

Pedron Damiano

(La maggioranza di lavoratori che muoiono e si trovano all’interno del sistema Kafala non erano stati tutelati. La maggior parte sono incidenti a grandi altezze.) 

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